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Via le erbacce con il diserbante. Il Comune va avanti

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Il trattamento con diserbante non si è interrotto, né lo sarà; verrà anzi portato a termine come da programma. Questo quello che è emerso dalla commissione consiliare che si è tenuta ieri a Palazzo Gambacorti su richiesta di una mozione approvata all’unanimità che chiedeva lo stop all’uso di queste sostanze.

Disattesa la volontà di chi sperava in un ripensamento, nonostante la possibilità di alternative meno impattanti dal punto di vista ambientale e l’accordo di tutte le forze politiche per trovare una soluzione diversa. A detta del dirigente dell’ufficio Ambiente del Comune di Pisa, Marco Redini, “il pirodiserbo non è adatto al centro storico, mentre l’impatto del diserbante sul territorio è praticamente nullo”.

Alla commissione non ha preso parte il prof. Andrea Peruzzi, del Dipartimento di Agraria, l’esperto in tecniche di disinfestazione da erbacce che avrebbe dovuto essere ascoltato dai commissari, ma non era a Pisa per il giorno della convocazione.

“I limiti del pirodiserbo sono principalmente due”, ha detto Redini in commissione, “il primo è relativo al fatto che si tratta di una tecnica a fiamma libera. Cioè, c’è un operatore che utilizza una macchina a tracolla, che opera tramite fiamma libera a 2000° lungo le mura infestate. Non è quindi indicato nelle aree cittadine – aggiunge – dove ci sono le macchine parcheggiate a filo del marciapiede, oppure dove si possono trovare le centraline del gas o macchie di olio per terra”. Obiezioni che però non tengono conto né del fatto che le auto verrebbero tolte dall’area soggetta a trattamento, proprio come avviene durante qualsiasi lavoro pubblico su strada, né della tecnologia utilizzata, pensata e costruita per contenere e direzionare la fiamma.

La seconda ragione per cui il Comune preferisce il diserbante tradizionale, è di tipo economico: “Con il glifene possiamo fare uno/due trattamenti l’anno, e sono sufficienti. Con il pirodiserbo dobbiamo procedere con quattro trattamenti nel primo anno, e solo in un secondo momento si può diminuire la frequenza. Viene quindi a costare di più”.

La decisione di cambiare servizio inoltre non è facilissima dal punto di vista procedurale, perché vanno inserite e verificate le specifiche tecniche per le nuove eventuali modalità di trattamento, in accordo con l’azienda che offre il servizio, l’Asl e gli enti coinvolti. Il consigliere Marco Ricci (Una città in Comune – Prc), primo firmatario della mozione che chiedeva lo stop, ha proposto di rinviare la decisione in attesa di conoscere meglio la tecnica sperimentata dall’Università di Pisa e sciogliere tutti i dubbi del caso.

“Abbiamo però l’esigenza di concludere il servizio” ha detto l’assessore all’ambiente Salvatore Sanzo. “Perché se non arriviamo in fondo al trattamento la sua efficacia sarà nulla e la città ne risentirà. Pur mantenendo la disponibilità ad aggiornarci alla prima occasione disponibile – ha detto ancora – anche alla presenza del prof. Peruzzi, c’è l’esigenza di proseguire il trattamento. Vogliamo lavorare bene, con prodotti che non inquinino, come in questo caso, e valutando anche le disponibilità di bilancio”.

Continua nel frattempo la raccolta firme indetta da un gruppo di cittadini, giunta a oltre 300 firme, con la quale si chiede al Sindaco, “responsabile della salute dei cittadini, di recedere da questa decisione e di adottare tecniche più sostenibili dal punto di vista ambientale.”

La petizione si può sottoscrivere nei seguenti punti: Cineclub Arsenale vicolo Scaramucci, Tazza D’Oro e Numero 11 via S. Martino, Enoteca la Dolcevite piazza della Pera, L’Arcolaio via Curtatone e Montanara, Di qua d’Arno Lungarno Buozzi, Il Dragoncello via S. Lorenzo, Osteria Culegna via Mercanti.

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Pubblicato il: 23 maggio 2014

Argomenti: Ambiente, Pisa, Politica

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