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INVALSI. Per la Gilda Insegnanti criticità ma anche strumenti utili

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In questi giorni si tengono le prove INVALSI. Ad opporsi fortemente a questo sistema di valutazione i Cobas che per i giorni dei test hanno indetto uno sciopero. Sulle dibattute prove interviene anche la Gilda degli Insegnanti.

“L’Istituto nazionale di valutazione del sistema educativo – scrive Leila d’Angelo del direttivo della Gilda degli Insegnanti –  è stato istituito con il Decreto legislativo 286/2004 con l’obiettivo di ‘valutare l’efficienza e l’efficacia’ del sistema educativo di istruzione e formazione ‘inquadrando la valutazione nel contesto internazionale'”.

Le prove cui vengono sottoposti le allieve e gli allievi sono quindi finalizzate alla verifica del funzionamento del sistema nazionale di istruzione e alla sua comparazione con quello di altri paesi.

Un sistema di valutazione dice d’Angelo, “assai costoso: è per questa ragione che si è scelto di concentrare l’attenzione solo sulle discipline matematica e italiano, che sono quelle maggiormente predittive sul successo scolastico, e di usare lo strumento dei questionari strutturati, più veloci da correggere”.

Se è vero che i questionari “a crocette” hanno “evidenti limiti come strumento di valutazione delle competenze cognitive”, Leila d’Angelo sottolinea come però “l’INVALSI, negli anni, ha lavorato sulla struttura dei quesiti introducendone anche a risposta aperta. I fascicoli delle ultime prove contengono quesiti interessanti, che sollecitano le capacità degli allievi e non sono banali. Possono senz’altro essere migliorati: gli autori dei quesiti sono docenti, come sono docenti in servizio i curatori dei fascicoli che selezionano i quesiti. Personalmente ritengo che possa essere interessante l’opportunità di valutare i propri allievi ed allieve con prove prodotte da terzi”.

“Una criticità importante  – prosegue – dipende invece dalla politica che, fedele al motto ‘bisogna risparmiare’, vorrebbe usare uno strumento che, migliorato, potrà contribuire a fornire dati sul funzionamento del sistema nazionale, vorrebbe usarlo per la valutazione dei singoli docenti o delle singole scuole o almeno ventila ciò. È questa minaccia, che l’allarmismo dei COBAS contribuisce, a mio parere, a far apparire più concreta di quanto non sia, che produce il deteriore effetto della didattica orientata dal test con alcuni (sottolineo alcuni) docenti che fanno acquistare demenziali libretti per allenarsi alle prove”.

Ad emergere è anche un’altra criticità è legata al ruolo che i docenti dovrebbero avere nella correzione delle prove. “Il mio sindacato ha inviato una nota ai dirigenti  scolastici per chiarire i limiti che il contratto di lavoro impone al coinvolgimento dei docenti nell’indagine INVALSI”.

Forti le critiche di Gilda insegnanti al fascicoletto destinato ai genitori e distribuito dai Cobas, che per il sindacato contiene affermazioni sulle modalità organizzative delle prove inutilmente allarmistiche e in alcuni casi non aderenti alla realtà.

“In particolare – spiega –  per quanto riguarda gli studenti disabili, la nota tecnica di ministero e INVALSI (reperibile su www.invalsi.it) si preoccupa di dare indicazioni affinché nessun allievo sia messo a disagio dalle prove: in molti casi le modalità organizzative sono lasciate alla discrezione delle scuole. Per esempio gli studenti che hanno diritto a svolgere le prove di valutazione con tempi più distesi potranno svolgere anche le prove INVALSI in tempi più lunghi”.

Per quanto riguarda invece il questionario sulla situazione socio-economica della famiglia, questo secondo la Gilda, “serve a contestualizzare i risultati delle prove consentendo di confrontare l’efficacia delle scuole. La durata delle singole prove è proporzionata alla normale prassi in uso nelle scuole come anche le regole che hanno lo scopo di evitare quello che è di moda chiamare cheating (i cosidetti ‘aiutini’ o ‘suggerimenti’)”.

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Pubblicato il: 7 maggio 2014

Argomenti: Pisa, Scuola-Università, Sociale

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