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La corsa dei gatti randagi. In bici, anche a Pisa

alleycat

È passata anche da Pisa la prima alleycat race, letteralmente la corsa dei gatti randagi, uno di quegli eventi che più urbani non si può, fatto di scatti improvvisi, bici sfrenate, passione per la corsa e per tutti gli angoli ciclabili delle città.

Lo scorso sabato a Pisa oltre 85 persone tra ragazzi e ragazze da Roma, Pescara, Trani, Torino, Milano, Siracusa, Nuoro, Livorno, Firenze, Prato, Bologna, Rimini e naturalmente molti pisani, insieme ad un ospite speciale venuto da Francoforte, si sono dati appuntamento per questa corsa ciclistica “informale” unica nel suo genere.

Un evento per le bici a scatto fisso (senza freni o Breakeless), ma aperto a tutti i tipi di bici, soprattutto per incentivare i neofiti. Nato nelle città dove esiste la figura del bike messenger (pony express in bicicletta), classico ciclista che conosce alla perfezione ogni via della città, la prima gara nominata “Alleycat” si svolse a Toronto, il 30 ottobre 1989.

Da allora le alleycat race nascono spontaneamente ovunque nell’ambiente dei bike messenger, quasi come simulazione del loro lavoro giornaliero, e dal momento che ogni giorno è diverso, ogni gara è differente. Non esiste infatti una formula fissa, ma alcune modalità ricorrono. Ce lo racconta Feliciano, uno degli organizzatori della Leaning Tower Alleycat, insieme a Luca e Riccardo.

“Il percorso di solito è reso noto pochi minuti prima della partenza se non addirittura durante la gara”, dice Feliciano, “per cui il senso dell’orientamento diventa più importante della semplice pedalata e in molti gare, oltre al vincitore assoluto, viene premiato anche il miglior “out of town”, il miglior straniero che ovviamente, non conoscendo la città, ha avuto maggiori difficoltà rispetto ai locals“.

“Spesso esiste un “tema” della corsa – aggiunge – ma non è necessario, a volte nei checkpoint basta farsi firmare un foglio, altre bisogna fare cose strane, tipo cambiare una camera d’aria di una bici, indossare vestiti buffi, insomma spazio alla fantasia e alla cattiveria degli organizzatori”.

“Come i bike messenger utilizzano bici differenti a seconda dei propri gusti e preferenze si può correre con qualunque tipo di velocipede – dice ancora – dalla bici da corsa alla mountain bike, la fissa è utile se non indispensabile solo nelle garette successive alla main race. La versione Checkpoints Up Front, come è successo a Pisa, consiste nel consegnare gli indirizzi solo pochi minuti prima della partenza, in modo che i ciclisti debbano organizzare il percorso migliore con cartina alla mano. Vince chi nel minor tempo effettua tutti gli stop e raggiunge il traguardo”.

I corridori sono riconoscibili dalle “spoke cards” che vengono inserite tra i raggi delle ruote e rimangono poi come souvenir della gara. E se “genio e sregolatezza” fanno parte dell’attitudine di tanti partecipanti, lo spirito della competizione non è nichilista: “L’essere in gara non è un buon motivo per saltare semafori, stop o farsi le rotonde in contromano quindi rispettate le regole della strada il più possibile e sempre sempre occhi aperti”, ricordavano gli organizzatori nell’invito. Nessun ginocchio rotto o peggio quindi, ma un buon successo per un’iniziativa che ha raccolto attorno a sé numerosissimi sponsor e appassionati da tutta Italia. Alla prossima alleycat race quindi!

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Pubblicato il: 29 aprile 2014

Argomenti: Cronaca, Pisa, Sociale, Sport

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