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Profughi, nessun allarme ebola. Ma il web dà il peggio di sé

medici

Basta un titolo, un accenno ad una febbre e alle condizioni debilitate di chi ha passato un lungo viaggio, ed ecco che le peggiori superstizioni tornano veloci, e con esse i pregiudizi e i razzismi più o meno latenti. È quanto sta accadendo in questi giorni con i profughi in arrivo dall’Africa ospitati anche nella nostra provincia.

In rete in questi giorni vengono riprese e distorte le notizie sulle condizioni di salute dei migranti, vengono aggiunte con teorie del complotto e allarmismi sulla diffusione dell’ebola. Anche il nostro territorio non si è fatto mancare nulla: c’è anche chi ha sostenuto che i profughi della Piaggerta siano lì in “quarantena” perché potenzialmente portatori di chissà quale contagio. Un’affermazione totalmente priva di argomenti razionali, che però ha scatenato numerosi commenti, anche sul nostro sito, di persone preoccupate per l’epidemia.

Basterebbe davvero “restare umani”, come avrebbe detto Vittorio Arrigoni, per capire che gli allarmismi sono infondati e che l’acredine con cui vengono espressi ha ben poco a che fare con legittime preoccupazioni e timori. Lo afferma anche il dott. Francesco Menichetti, direttore dell’UO Malattie Infettive dell’Aoup: “L’allarme è del tutto ingiustificato, mentre l’attenzione e la vigilanza sono necessarie. I migranti in questione non provengono dalle zone interessate dall’epidemia, che è una piccola epidemia con 150 casi localizzata in Guinea”.

“Certo – aggiunge – si tratta di una malattia molto grave e che ha un’incubazione massima di tre settimane. Ma le persone arrivate qui hanno atteso mesi prima di giungere sul nostro territorio, quindi non sono malate. Gli ospiti di San Rossore sono stati valutati dalla Asl 5 e non abbiamo ricevuto nessuna allerta in questo senso”. Su chi si è accanito su queste persone con pensieri e parole razziste, Menichetti afferma: “Il solito corollario di vergogne che non ci facciamo mai mancare: trattiamoli come vorremmo essere trattati noi, con i nervi a posto e umanità”.

Anche i volontari di Africa Insieme, che da anni lavorano con migranti, fanno notare alcuni elementi importanti: “Chi parte dall’Africa occidentale e subsahariana fa percorsi che riguardano generalmente il Burkina Faso, il Niger, l’Algeria e la Libia. Dato che nessuno dei migranti può permettersi di prendere un aereo per Tripoli, questi viaggi durano mesi, a volte anche anni. Sono viaggi durissimi dove tanti muoiono prima per mancanza di cibo, acqua o per le violenze subite”.

E una volta giunti in Libia si fermano anche per mesi prima di imbarcarsi, perché il più delle volte hanno finito i soldi. “In media restano lì 6 mesi ma anche di più, per recuperare i soldi per proseguire il viaggio. Una volta recuperati vanno sulle spiagge e aspettano almeno una settimana per la nave. A quel punto partono, ma se partono e qualcuno è malato, allo sbarco si constata immediatamente e viene subito isolato e curato. Non a caso la circolare del Ministero su questo virus riguarda gli aeroporti e i porti- aggiungono – dove invece bisogna fare attenzione perché  il viaggio è  più veloce. Ma se si conoscono i percorsi migratori si sa anche che l’ebola ha poco o nulla a che fare con i viaggi della speranza. A questo punto – conclude Africa Insieme – appurato che gli ospiti di Piaggerta sono sani, che si aprano le porte del centro anche alle altre associazioni”.

L’assessore al sociale Sandra Capuzzi infine ribadisce quanto già stato detto e certificato: “Non c’è allarme sanitario di alcun tipo. La circolare del Ministero è piuttosto rassicurante in questo senso. Inoltre se qualcuno ha contratto il virus nel paese di origine è facile immaginare che la malattia si manifesti molto prima dell’imbarco verso l’Itala e che spesso la morte sopraggiunga assai prima”. “Queste preoccupazioni – conclude Capuzzi – sono infondate”.

Cinzia Colosimo

Francesca Parra

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Pubblicato il: 15 aprile 2014

Argomenti: Cronaca, Pisa, Sociale

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