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VideoteQue Il passato

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È un film del regista iraniano Asghar Farhadi, quello di Una Separazione: il film del 2011 che per praticamente tutti i critici cinematografici è stato uno dei più bei film degli ultimi anni. Difficile certo ripetere quell’impresa, ma anche Il Passato uscito nel 2013 e presentato a Cannes dove ha vinto il premio per miglior interpretazione femminile, dimostra ancora la maestria del regista iraniano appena quarantenne.

Tante cose in comune col film precedente: ancora quindi il rapporto di coppia ma invece di una separazione questa volta si parla di un divorzio; e anche in questo caso i bambini non sono semplici comparse nel mondo complicato dei grandi ma co-protagonisti. Mi piace molto il modo in cui Farhadi racconta i bambini e in questo caso anche gli adolescenti. L’ambientazione invece cambia totalmente, non più Tehran ma Parigi.

Pare che Farhadi non conosca molto la lingua francese e per dirigere gli attori si sia basato soprattutto sull’intonazione della voce di ciascuno. Il cast è più importante rispetto agli altri suoi film. La protagonista è Bérénice Bejo (francese, quella di The Artist), i due uomini sono Tahar
Rahim (francese, quello di Il Profeta) e l’attore iraniano Ali Mosaffa. La storia è semplice (si fa per dire): un triangolo amoroso, lei, lui e l’altro, più o meno. Ahmad (Mosaffa) rientra a Parigi da Tehran per firmare le carte del divorzio dalla sua ex-moglie Marie (Bejo) che nel frattempo è in una relazione con Samir.

Caratteristica quasi fastidiosa del film è che le informazioni vengono date col contagocce, sia le più banali come il tipo di relazione tra i personaggi, chi è padre di chi ad esempio, fino a quelle più complesse e intime. Lo spettatore è messo quindi nella condizione di farsi continuamente domande, e le risposte non sempre arrivano.

Anche se i personaggi sono pochi e le relazioni ruotano tutte all’interno di una famiglia allargata, Il Passato provoca come un senso di claustrofobia che non è tanto causato dai luoghi – anche se la casa di Marie tra il sovraffollamento e i lavori di ristrutturazione in corso sembra non riuscire a contenere tutto e tutti -ma dalle persone, dal groviglio delle loro relazione e dal passato che si portano addosso e che riescono poco a comunicare, tanto meno a lasciarsi alle spalle.

La prima scena è molto bella e forse particolarmente significativa: Marie aspetta Ahmad all’aeroporto, lo vede al di là di un vetro e si sbraccia per farsi notare. Finalmente ci riesce e Ahmad si avvicina al vetro. Si parlano, senza sentirsi (per via del vetro) e quindi senza capirsi. E neanche lo spettatore sente niente. Sembra il leitmotiv di tutto il film.

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Pubblicato il: 13 aprile 2014

Argomenti: Quaderni, Videoteque

Visto da: 613 persone

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