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AnnuncioRitardo La stazione

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Oramai ferrati su origini ed evoluzione del Pendolare, diventa d’obbligo descriverne l’habitat. Pur essendo per natura una creatura frettolosa e ritardataria, il Pendolare si sente parte integrante dell’ecosistema solo quando arriva a casa. No, non il domicilio. La sua vera casa. La Stazione.

La Stazione è uno degli ambienti più interessanti della geografia umana. Tralasciando le coltellate e scavalcato un piccione in decomposizione – che comunque fanno folklore – è un bazar di tutto rispetto per qualsivoglia esigenza. E il Pendolare lo sa. Pertanto orienta le sue scelte sugli avamposti migliori, dove migliori sta a significare chiusi e coi cartelloni di partenze e arrivi scritti grandigrandi. Sappiamo anche che il Pendolare non ha molte pretese, per cui si accontenta di girovagare intorno ai due punti focali dell’ambiente stazione: il bar e il bagno a pagamento.

Il bar della stazione è in realtà incarnazione di un concetto molto più pregnante ancorché crudo: l’odio. Il barista non ne fa una questione personale, state tranquilli. Non odia voi, odia tutti. Quando è stato assunto gli hanno fatto leggere e imparare a memoria il Teorema della Cordialità: prendi un pendolare, trattalo male, lascia che ti aspetti per ore, non farti vivo e quando lo servi, fallo come fosse un favore. Insomma, lui odia di mestiere. Dite voi, ma di mestiere fa il barista! Eh, ho capito, ma tre figli e la moglie e il mutuo e il bollo chi lo paga con un lavoro solo? Mica qui siamo tutti in grado di portare un solo stipendio che basti a tutto, eh.

E quindi doppio mestiere, barista e lanciatore olimpico di sguardi da killer. Quando il Pendolare arriva al bar della stazione, entra felice e sorridente perché forse per l’unica volta nella sua vita non è in ritardo. E giustamente si premia. Quindi crepi l’avarizia, un caffè e un pacchetto di vigorsol, buon uomo!, trilla con gioia. Il baristakiller gli dà le spalle e continua a pulire un bicchiere. Di plastica. Il poveraccio insiste e reclama Mi scusi, avrei chiesto un caffè e delle gomme, di grazia! Un grugnito simile a un ringhio lo informa che Legrrrrrrrrrrrommesonosulbancopiglialedaté. Lo stolido non capisce che è un avvertimento e continua piccato Sì, ma voglio anche un caffè insomma! Non ha ancora finito di parlare che davanti al suo viso si palesa un caffè nero in una tazzina sbeccata che viene sbattuta con violenza da mandriano direttamente sul bancone (i piattini si sono rotti da tempo).

Il cucchiaino viene lanciato a mo’ di freccetta puntando curiosamente verso gli occhi del cliente che, se è furbo, lo acchiappa al volo, trangugia la broda e se ne va di corsa. Il barista riprende il bicchiere di plastica e continua a lustrarlo. Si mormora che un giorno un Pendolare gli chiese “Che me lo macchia un po’, per favore?”. Non si sa più nulla di lui.

Per un pendolare medio, la giornata perfetta deve racchiudere il caffè al bar e un pit stop in bagno. Il bagno a pagamento in stazione è per questa creatura una suite versione sceicco superlusso. Dobbiamo ammettere che sono prevalentemente i Pendolari più maturi ad apprezzare le gioie del bagno azzurrino che non puzza e in cui entrare senza scafandro antiradiazioni.

I ragazzetti, pendolari idealisti e alle prime armi, hanno ancora il vigore spirituale sufficiente ad affrontare i bagni del treno. In genere è dopo le prime cinque pipì-con-sobbalzi-continui e conseguente allagamento-piedi-pantaloni che anche i più arditi si convertono al “La faccio in stazione, piuttosto pago”. E certo il gioco vale la candela: con un euro, alias un caffè in meno, si entra in una specie di paradiso aromatizzato all’Anitra WC, in cui la luce è soffusa, la carta igienica esiste, il pavimento è asciutto e c’è pure un attaccapanni per borse e giubbotto. Una manna. Una goduria.

Molti pendolari sono stati ritrovati in stadio di avanzata decomposizione comodamente seduti sulla tazza e con una copia della Gazzetta aperta. Gazzetta che, per inciso, il pendolare porta sempre con sé non perché gli interessi leggerla, ma per supplire alla mancanza di carta igienica dei bagni non a pagamento. Perché molte stazioni sono munite di questi pseudo servizi in cui il bagno c’è, e gratis, ma manca il resto. Sciacquone, carta e spesso anche le porte latitano. Ma dal momento che il fondo del barile è solo il bagno del treno, molti si accontentano pure di queste cloache, previo acquisto della Gazzetta al costo di un euro all’edicola della stazione. Così, di fatto, anche il bagno pubblico diventa bagno a pagamento. Da qui le varie illuminazioni sulla via di Damasco che spingono i Pendolari più savi a impiegare quel maledetto euro per l’Eden delle vesciche piene.

Tutto il resto è un surplus non richiesto: la sala d’attesa, l’edicola, la panchina, la zona fumatori, le macchinette, l’ufficio reclami, la polizia ferroviaria e i vari Mc Donald sono solo degli orpelli, dei frivoli abbellimenti intellettualoidi. No, il vero Pendolare non ama lo sfarzo. Il vero Pendolare punta all’essenza.

E la Stazione, in particolar modo il connubio bar&bagno, è per il Pendolare l’equivalente del tubino per la donna: una sicurezza, in ogni caso.

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Pubblicato il: 13 aprile 2014

Argomenti: AnnuncioRitardo, Quaderni

Visto da: 1665 persone

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Una risposta a: AnnuncioRitardo La stazione

  1. avatar Napocesco scrive:

    Che dire poi degli schermi con la pubblicità che il pendolare ascolta tutti i giorni e sempre gli stessi spot?

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