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Un anno senza il Circolo di Montemagno

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Chiudeva un anno fa il Circolo La Corte – Montemagno. Un luogo di ritrovo unico a Calci, che tantissimi portano ancora nel cuore per il clima un po’ montanaro, per i colori accesi e la calda atmosfera umana, per il cibo buono e le consegne del Gas, per la tanta e bella musica dal vivo a cui negli anni ci aveva abituati.

Manca a molti il circolo, forse non ai calcesani, che alla fine con La Corte hanno sempre avuto un rapporto conflittuale, distante. Ma manca anche perché quella relazione forse, si poteva ricucire e ricreare, magari cambiando e migliorando, con l’attitudine a una crescita collettiva. Invece il circolo resta vuoto, anche un po’ malconcio, e il suo futuro è scritto a lettere così confuse che ad oggi non vi si legge niente.

Lo stabile è di proprietà della Società Semplice Operaia La Corte. Tipologie di società che come spesso accadeva in Toscana a partire dagi anni ’50 venivano costituite per costruire i circoli e tutelarne la proprietà tenendola separata dalla gestione, anche se di fatto poi chi partecipava alla vita dei circoli ne era anche proprietario. All’epoca infatti si poteva partecipare alla società in molti modi: con una partecipazione in denaro, oppure con le proprie ore di lavoro. Con il tempo e i cambiamenti di costume, specie nell’Italia centrale, le gestioni sono andate a separarsi dai vecchi soci, andando a inglobare nuove realtà e nuovi circoli.

Un po’ quello che, a grandi linee, è successo anche a Calci, dove nell’ultimo periodo c’erano ben due realtà formali all’interno della Corte, il circolo Arci La Corte e l’associazione Montemagno, oltre alla rete informale del Gas. Soggetti, in particolare il circolo e l’associazione, i cui rapporti con la Società Operaia si sono deteriorati al punto che non c’era più dialogo, se non quello delle carte bollate e dei tribunali.

Una causa persa per il Circolo, portato in tribunale dalla proprietà, a cui il giudice ha riconosciuto il diritto di rientrare in possesso del bene, e quindi, di farne ciò che vuole. Il rappresentante della Società Operaia parla ora di danni ingenti, ma i circoli negano che l’entità sia tale e anzi denunciano una mancata manutenzione negli anni.

Ad oggi la Società Operaia è composta da 65 persone, a quanto dice il rappresentante legale Paolo Possenti: “Per ora abbiamo fatto la ricerca degli eredi, perché alcuni dei soci originari sono morti e la loro quota è passata agli eredi. Non è ancora stata convocata l’assemblea dei soci – aggiunge – che quindi al momento non ha deliberato nulla”. Sulle decisioni che la società prenderà sull’immobile Possenti non lascia trapelare nulla e non dice nemmeno quando verrà convocata l’assemblea: “Non sono tenuto a dirlo”.

“Il circolo è chiuso e stiamo procedendo con i lavori mettere l’immobile in sicurezza”, afferma sullo stato attuale delle cose. “L’immobile è stato distrutto e ci andranno fatti diversi lavori, per 150 mila euro”.

A distanza di un anno dalla chiusura resta il rammarico: “Abbiamo perso due circoli che convivevano e questa è una perdita per tutti”, dice Stefania Bozzi, presidente provinciale dell’Arci. “So che c’è il tentativo di portare avanti un lavoro di ricucitura dei rapporti, ma non è un lavoro facile perché l’astio è forte. L’obbiettivo è quello di rilanciare il circolo senza buttar via l’esperienza passata; il rammarico più grosso, come ho detto anche al Sindaco, è che si sia persa nel tempo la fusione fra proprietà e gestione, lo spirito originario di questo tipo di società, nata appunto per tutelare un bene comune. La fase amministrativa non aiuta – conclude Bozzi riferendosi alle imminenti elezioni per Calci – ma confidiamo nell’attenzione della futura amministrazione per fare dei passi avanti”.

Il sindaco uscente di Calci Bruno Possenti conferma che “nessuna richiesta di variante è stata presentata”, cioè che non ci sono progetti per trasformare il circolo in qualcos’altro. Sulla vicenda dice di averla vissuta come una “vertenza fra due soggetti che si è risolta sul piano giudiziario con una sentenza. E mi è dispiaciuto che si sia risolta in questa maniera. Il comune ha offerto degli spazi per il Gas, ma non ci sono spazi definitivi da mettere a disposizione”.

Ma non è detta l’ultima parola. Massimiliano Ghimenti, assessore uscente e candidato sindaco del centro sinistra, da molti indicato come il più probabile successore di Possenti, si dice attento alla vicenda: “Uno dei punti principali del nostro programma è quello di ricreare il senso di comunità. Un processo che fra le altre cose richiede spazi di aggregazione e socialità, che purtroppo il Comune non ha. Occorre un grosso lavoro e senza false promesse, perché le sollecitazioni che arrivano sono tante: basti pensare a una frazione come La Gabella. Quando l’unico bar chiude, alle 19, non resta più niente”.

E sulla Corte infine afferma: “La mia opinione è che quel luogo mantenga la vocazione sociale con cui è stato pensato. Qualsiasi richiesta di variante rispetto a questa finalità mi sembrerebbe in aperto contrasto”.

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2 risposte a: Un anno senza il Circolo di Montemagno

  1. avatar Giuseppe Marcocci scrive:

    Il circolo di Cortemagno manca come il pane. W il circolo di Cortemagno!

  2. avatar Roberto scrive:

    Con le vane promesse, con i futuri, vedremo, faremo etc.porteranno il PD alla scomparsa, infatti basta vedere i comportamenti a livello locale.(è singolare che un’Amministrazione di sinistra, abbia sgombrato un circolo con la forza pubblica la prima volta e che non abbia fatto niente la seconda volta senza cercare soluzioni.)- Per quanto mi riguarda spero che gli elettori la prossima volta sappiano cosa fare.
    Io sarei per farlo scomparire, tanto di un partito così non penso che se ne senta la mancanza-

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