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Enzo Boschi e la fine di un’epoca, passando dalla Sesta Porta

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Un intervento che fa luce su alcuni aspetti che ancora non era noti all’opinione pubblica e che, senza troppe reverenze, sancisce la chiusura di “un’epoca”, di una disciplina ma anche di una progettualità accademica. Le parole del prof. Enzo Boschi, geofisico, per decenni presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, pubblicate sulle pagine della rivista online “Il foglietto della ricerca”, offrono il suo punto di vista sugli ultimi avvenimenti dell’istituto, in un contesto sceintifico che punta ormai ad altro.

Nel suo racconto Boschi ripercorre anche la genesi della ricerca di una nuova sede per l’Ingv di Pisa, di come si sia arrivati all’accordo per una porzione della Sesta Porta e di quello che sta accadendo ora, con una controversia che, se le “profezie” di Boschi venissero confermate, è destinata a finire con l’uscita di scena definitiva dell’Ingv dalla Sesta Porta, un elemento ormai assodato.

“Nel dicembre del 2009, nella mia veste di Presidente dell’Ingv, firmai una convenzione triennale con la Scuola Normale Superiore di Pisa. Lo scopo era quello di collaborare alla formazione di giovani ricercatori nei campi della modellistica fisico-matematica dei grandi processi geofisici”, racconta Boschi.

“Un progetto estremamente ambizioso ma, a mio avviso, assolutamente necessario, almeno da tentare, se si vuol far sì che la Geofisica entri di diritto nel novero di quelle che vengono definite “Big Sciences” e che un ambiente scientifico come quello dell’Ingv non si fossilizzi su temi superati. Pisa era il posto ideale per un’iniziativa di questo tipo, perché vi era già presente un gruppo di ricercatori coeso e molto attivo nel campo della vulcanologia fisica […] Il rapporto con la Normale era strategico per l’elevatissimo livello delle sue tradizioni e delle sue competenze in tanti campi della fisica e della matematica moderne”.

“Ovviamente – scrive ancora Boschi – il prestigio di cui la Normale gode fa sì che è tutt’altro che scontato che accetti collaborazioni di cui chiaramente può fare a meno. Per questo ci dedicammo con energia e determinazione per raggiungere l’obiettivo. Ma fu grazie alla lungimiranza e all’apertura mentale di un grande uomo, Salvatore Settis, che riuscimmo nel nostro intento.

Settis era allora il Direttore della Scuola Normale e fu proprio con lui, ricorda Boschi, che venne firmata la convenzione che siglava l’accordo fra la Scuola e l’INGV. “La sezione di Pisa dell’Ingv aveva anche bisogno di una sede adeguata”, dice ancora il geofisico. “Era stata fondata sulle spalle di alcuni volenterosi entusiasti, provenienti dal Gruppo Nazionale Vulcanologia, che lavoravano in un edificio in affitto lasciato libero dal Cnr. Una situazione che era e, per quel che ne so, è tutt’ora estremamente disagevole e disagiata”.

“Per Pisa – prosegue – pensai di affrontare il problema rivolgendomi al Sindaco. Ebbi così occasione di conoscere Marco Filippeschi, un uomo con un curriculum politico di tutto prestigio, molto appassionato alla sua città. Si impegnò ad aiutarci anche perché trovava importante che Pisa si sviluppasse il più possibile in tutte discipline scientifiche, per mantenere e sviluppare la sua straordinaria tradizione. Cominciai a interagire con Filippeschi nel 2007. Trovammo una soluzione decisamente degna dell’Ingv e, dopo incontri lettere e telefonate in gran numero, arrivammo a firmare il contratto il 14 maggio del 2009, con grande soddisfazione reciproca”.

E aggiunge, “Facemmo poi anche una conferenza stampa dove non solo il Sindaco ma buona parte della Giunta presente si impegnarono a contribuire a far sì che l’iniziativa Ingv avesse successo e un grande sviluppo. Trovai la cosa molto incoraggiante e gratificante”. Nel frattempo i lavori cominciano e già a fine 2012 ci si rende conto che l’Ingv non paga l’avanzamento dei lavori; a giugno 2013 parte il contenzioso. Boschi ne viene al corrente tempo dopo, infatti scrive: “Adesso mi si dice che con il Comune di Pisa si è aperta una diatriba finita in tribunale e che la convenzione con la Normale non è stata rinnovata”. Convenzione che avrebbe rafforzato la presenza di questa disciplina in ambito accademico, e che venendo meno, toglie appoggio anche sul piano dell’assetto economico rispetto agli impegni presi per una nuova sede.

Dice infine Boschi: “A Bologna, dopo che l’Ingv ha declinato ogni impegno, i fisici, gente molto sveglia, si stanno “appropriando” della Geofisica, che cominciavano a vedere come un possibile competitore.[…] Quindi, oltre alla cancellazione della convenzione con la Normale, presto non esisterà più un Dottorato in Geofisica in Italia. Il mancato rinnovo della convenzione con la Normale, la ritirata dal Dottorato in Geofisica di Bologna, addirittura il litigio con il Comune di Pisa, tralasciando tante altre cose, danno, mutuando il titolo di un romanzo di successo, “Il senso di una fine””.

Se le cose stanno così, si apre una prospettiva nazionale diversa per il futuro della Geofisica, al netto di Pisa, senza un Dottorato la cui assenza produrrà un vuoto formativo nazionale in questo ambito. E a livello locale è un’altra conferma del congedo di Ingv dalla Sesta Porta, dopo che anche il governo si è messo da parte rispetto al contenzioso in atto, lasciando al Comune il cerino di un’opera per la quale mancano all’appello 9 milioni di euro, e che ormai è in via di completamento.

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Pubblicato il: 3 aprile 2014

Argomenti: Pisa, Politica, Scuola-Università, Urbanistica

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