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MusiQ Antropologia della musica sacra: la Corale di Santa Cecilia

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“L’esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo per costruire un mondo che abbia un significato”*. Da questo punto di vista la sacralità della musica non è cosa da mettere in discussione, basti pensare alla ricerca antropologica di Bruce Chatwin raccolta in Le vie dei Canti, nella quale indaga la tradizione aborigena dei canti rituali e sulle loro connessioni con il racconto di un territorio e di un popolo, osservatore e narratore, che tramanda di generazione in generazione i miti legati ai cambiamenti reali. A tutti i livelli di complessità, dal rimbombare dei tamburi preistorici alle composizioni di musica religiosa e liturgica medievale e rinascimentale, la musica ha raccolto il bisogno dei credenti e delle istituzioni religiose di trascendere la condizione umana, di riconoscere attorno a sé un mondo di natura divina e di elogiarne la grandezza.
Imbevute tanto di  curiosità quanto di irriducibile razionalismo, abbiamo varcato la soglia della chiesa di San Nicola a Pisa per raccontarvi la realtà della Corale di Santa Cecilia, attraverso il racconto del direttore Fabrizio Casini, che ci ha spiegato la storia e il significato attuale di un ensemble davvero particolare.
Con il favore di un’illuminazione degna, gli scatti sono di Michela Biagini.

 

 

Quando nasce la corale e da quanto tempo lei la dirige? In quante sezioni si divide il coro, quanti sono i componenti e come sono stati scelti?

La Corale Santa Cecilia nasce ufficialmente il 22 novembre 1949 a Montemagno, frazione di Calci, ad opera di alcuni cittadini che chiamarono a dirigerla il maestro Varo Consani, tuttora vivente. Sono subentrato al maestro Varo, mio primo insegnante di musica, all’inizio del 2010, dopo aver conseguito i diplomi di Pianoforte (1987) ed Organo e composizione organistica (2000) ed aver avuto varie esperienze musicali sia come direttore che come accompagnatore con altri cori polifonici.
Il coro è formato da circa 35 elementi e si divide normalmente in quattro sezioni (Soprani, Contralti, Tenori, Bassi), ma per alcuni brani arriva a cantare ad 8 voci dispari (Soprani I e II, Contralti I e II, ecc…). I cantori vengono accolti ed invitati all’ascolto durante le prove; successivamente il maestro li ascolta singolarmente per un attento controllo delle voci nuove da immettere nel complesso, voci con requisiti di timbro, ampiezza, estensione e passibili d’essere utilmente educate. Un buon corista non si trova con facilità anche con riferimento alla disponibilità a partecipare alle prove ed ai concerti, fatto che spesso comporta sacrifici (stanchezza, rinuncia alla ‘partita’, ad una serata di svago).

Sappiamo che tra le vostre fila ci sono anche persone che fanno parte della corale fin dalla sua fondazione: qual è il loro portato umano e artistico?

Ad oggi fa parte dell’organico un cantore della sezione dei Tenori che era presente al momento della fondazione, Bruno Consani; egli rappresenta la memoria storica della Corale sia in termini pratici – concerti, servizi liturgici, viaggi –  che artistici, ossia la conoscenza del vasto repertorio, l’ interpretazione dei brani, la tecnica del canto.

Quali sono state le principali attività della corale nel tempo, oltre all’esecuzione musicale vera e propria?

Nel corso della sua attività la Santa Cecilia ha collaborato con vari organismi musicali come: la Filarmonica cittadina di Pisa, la Camerata Pisana (orchestra d’archi), Le due sponde dell’Arno (orchestra a plettro) di Calcinaia e Fornacette e la Filarmonica Giuseppe Verdi di Calci, per concerti di musica sacra, operistica e variamente profana; oltre a questo sono stati organizzati corsi di teoria, solfeggio ed insegnamento del Flauto dolce per gli allievi delle scuole elementari e medie; partecipa all’organizzazione della rassegna annuale Maggio in musica calcesano, cui partecipano varie realtà musicali sia corali che strumentali.

A livello interpretativo e musicale, quali pensa che siano i punti di forza della vostra formazione? Come scegliete e come lavorate sul vostro repertorio? È solo l’organo ad accompagnarvi o vi dotate di altri musicisti e strumenti?

Il nostro complesso musicale esegue prevalentemente polifonia “a cappella”, con un repertorio che va dal rinascimento agli autori moderni. Facciamo molta attenzione all’impostazione vocale che consiste nell’uso migliore del mezzo vocale: una voce spontanea, uniforme in tutta l’estensione, pronta, piacevole, emessa senza sforzo. In genere è il maestro che propone i brani da studiare in previsione di concerti, servizi liturgici, eventi vari. In occasione di brani concertati, lo strumento principale per accompagnare il coro è l’organo, più raramente il pianoforte, che talvolta viene affiancato da strumenti solisti come oboe, flauto traverso, o ritmici, come rullante e timpani.

A livello di diffusione e risposta pubblica, quale pensa che sia lo stato di salute della musica sacra nella città di Pisa? Avete avuto modo di confrontarvi con altre esperienze italiane? Quali sono le impressioni a riguardo?

Nella diocesi di Pisa esistono realtà corali vive e con mille sfaccettature. Si tratta per la maggior parte di cori nati nelle parrocchie, alcuni dei quali si sono evoluti sviluppando repertori anche impegnativi; la musica sacra comprende il canto gregoriano, la polifonia sacra antica e moderna nei suoi diversi generi, il canto popolare sacro. Molto dipende dalla preparazione del maestro del coro, dalla passione ed umiltà con cui si mette al servizio dei coristi, dalla volontà di migliorare la qualità delle esecuzioni.
Personalmente non amo le “canzonette” che vengono proposte durante le celebrazioni domenicali, giustificate dal “coinvolgere i giovani”: si può cercare musica di facile esecuzione adatta all’azione sacra. Nella storia della Corale ci sono state molte occasioni di confronto con complessi di altre zone d’Italia e abbiamo notato diversità fra cori che eseguono un repertorio omogeneo (polifonia antica e moderna, gospel, musical) ed altri che abbracciano generi diversi: questi ultimi scelgono la varietà delle esecuzioni a discapito della vocalità specifica del genere. Chi canta bene un brano gospel difficilmente eseguirà altrettanto bene un mottetto di Palestrina, e viceversa.

Vi siete mai cimentati in esecuzioni di musica leggera? Un corista di musica sacra quali artisti segue a livello italiano e internazionale quando, banalmente, accende la radio o compra un disco?

No, non ci siamo mai dedicati alla musica leggera. Questo non significa che non la si ascolti in molte occasioni, magari riconoscendo incisi di provenienza antica. La musica è comunque tutta da ascoltare e capire, in tutti i suoi generi e aspetti.

Un neofita che per la prima volta si avvicina alla musica sacra cosa deve necessariamente studiare e ascoltare per comprenderla e apprezzarla? E in particolare, perché dovrebbe venire ad una vostra esibizione?

La musica sacra che noi eseguiamo proviene spesso da epoche passate, dal Rinascimento fino ad oggi, quando la chiesa costituiva il luogo ideale per il canto, in quanto tutti potevano cantare partecipando alle liturgie. E’ qui che sono nati fior di musicisti che ci hanno lasciato collezioni di brani meravigliosi.
La musica di questo tipo prevede un cammino formativo, un’educazione all’ascolto attivo ed anche il piacere di ascoltare composizioni “pure”, formate da sole voci umane. Questo è anche un motivo per assistere ai nostri concerti: il gustare opere scritte ed eseguite per sole voci, scevre da artifizi elettronici o accompagnamenti strumentali di sorta. Ecco che il luogo del concerto diventa un elemento molto importante per la buona riuscita delle esecuzioni, aspetto che tecnicamente chiamiamo “acustica”. Affermare che la chiesa di San Nicola ha una buona acustica equivale a dire che la struttura architettonica di quel luogo permette di ascoltare perfettamente il coro, distinguendo le varie sezioni, senza troppo eco né troppo poco, ma fondendo le voci in un unicum  omogeneo.

Concerti, rassegne e progetti futuri per la vostra corale?

Animeremo la Via Crucis in Certosa, evento molto suggestivo a cui la Corale tiene molto, che si ripete annualmente l’11 Aprile e che vede la partecipazione di numerosi fedeli. Nel mese di maggio, il 30,  avremo la rassegna corale, all’interno del Maggio in Musica Calcesano, che terremo nella Pieve di Calci. Stiamo anche partecipando all’organizzazione, guidata da Serena Gianfaldoni, direttrice Festival Nazionale delle Culture, di una rassegna di cori provenienti da tutta la diocesi, che sta riscuotendo larghi consensi: si terrà nella chiesa di Santa Caterina, in Pisa, il 31 maggio. Abbiamo in cantiere altri eventi da tenere in luoghi suggestivi ma, non diciamo niente per adesso, se andranno in porto sarete i primi a esserne informati!

*Mircea Ellade, discorso pronunciato al Congresso di Storia delle Religioni, Boston, 1968.

Foto di Michela Biagini

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Pubblicato il: 22 marzo 2014

Argomenti: MusiQ, Quaderni

Visto da: 1500 persone

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2 risposte a: MusiQ Antropologia della musica sacra: la Corale di Santa Cecilia

  1. avatar franca scrive:

    Molto interessante, leggere un quotidiano online, e l’intervista fatta dalla giornalista
    Francesca Gabriellini è stata molto esaltante, specialmente leggere del M°Casini
    di cui ho grande stima, e delle performance eseguite insieme alla sua Corale S.Cecilia di Calci. Per me ,leggere del Maestro, è stato un modo nuovo di sentire sue nuove : ringrazio l ‘Intervistatrice ed anche Michela Biagini x la foto. GRAZIE
    Franca

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