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Il Teatro Rossi Aperto si fa associazione. Si apre il tesseramento

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Il Teatro Rossi Aperto diventa Associazione di Promozione Sociale . Un soggetto formalmente costituito che ieri ha lanciato la campagna di tesseramento: associarsi per avere voce in capitolo sul futuro del teatro. La scelta di “prendere forma” nasce da un’esigenza concreta, superare lo stato di “occupanti” assumendo uno status riconosciuto che possa interloquire con maggior voce con la Soprintendenza. L’obbiettivo non è ottenere l’assegnazione del teatro bensì, nella migliore delle ipotesi, diventare i garanti di una riapertura il più possibile partecipata. Il che significa tenere conto delle esigenze della cittadinanza che, in questo anno e mezzo di vita del TRA, hanno avuto modo di venire a galla.

Un anno e mezzo in cui a manifestarsi è stata la necessità di “un teatro aperto non solo a spettacoli, ma anche a progetti di arti visive e musica,  laboratori teatrali e di idea, un luogo dove possano trovare spazio presentazioni e dibattiti. Un tempo in cui abbiamo potuto vedere quali proposte funzionano e quali non e quindi farci un’idea di quali sono i bisogni che qui possono trovare una risposta”.

Il dialogo con la Soprintendenza è aperto, certo non ha mancato di farraginosità, complice la mancanza di stabilità negli ultimi tempi della poltrona di soprintendente. Il dialogo con l’ultimo rappresentante, l’architetto Giuseppe Stolfi, era andato avanti: tanto da far pensare che il progetto dei cosiddetti Uffizi Pisani fosse ormai accantonato, da un lato per il dilatarsi dei tempi e dall’altro per i sostanziosi finanziamenti di cui avrebbe avuto bisogno. Il ripristino del solo teatro, che avrebbe dovuto essere sottoposto a un completo restauro conservativo e di recupero per riportarlo gli antichi splendori, avrebbe comportato una spesa che si aggirava intorno ai 10 milioni di euro.

Lo scopo del Teatro Rossi Aperto è di evitare una nuova chiusura, ma anche una riapertura che segua logiche preesitenti. Per farlo “è necessario compiere alcuni passi. Uno di questi era la nostra definizione formale, che è avvenuta. Ora il dialogo sul da farsi può assumere concretezza”. L’idea alla base dei colloqui con la Soprintendenza è di aprire quelle zone che per essere collaudate necessitano di interventi minimali, il foyer, i bagni, la platea, in modo da rendere accessibile una parte del teatro secondo gli standard di sicurezza richiesti. “La stima in termini economici non ha costi elevatissimi se paragonata al progetto di ripristino totale, si parla di circa 1 milione di euro”.

Il prossimo passo ora è l’incontro con la nuova sovraintendente, l’architetto Paola Raffaella David, per riprendere il dialogo là dove si è fermato. Con in più la forza di un soggetto che costituendosi vuole allargare la partecipazione. Per questo l’invito a tesserarsi, un tesseramento simbolico da punto di vista economico (l’offerta minima è di un solo euro),  non è un mero atto formale: il fine è di portare avanti una proposta che alle spalle abbia una città con la sua voglia di partecipare alla riapertura definitiva del Teatro Rossi e alla definizione della sua personalità.

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Pubblicato il: 1 marzo 2014

Argomenti: Cultura, Cultura-Tech, Pisa, Sociale

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