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WWF Pisa: “Ripristinare gli abusi del Bagno Hoasy”

foto-wikimedia

Sulla vicenda delle costruzioni realizzate dal Bagno Hoasy sulle dune di Tirrenia prende la parola il WWF di Pisa

La vicenda del bagno Hoasy è esemplare del modo arretrato con cui si gestisce ancora il demanio marittimo in Italia e, purtroppo, nel litorale pisano non mancano gli esempi.

La reazione vittimistica dei titolari del bagno e l’intervento della Confcommercio sono del tutto fuorvianti.

La situazione è molto semplice: le dune dell’oasi WWF si erano conservate sino all’inizio degli anni 90 solo perché erano contigue alle ex spiagge libere comunali. Poi in seguito ad una discutibile scelta queste furono drasticamente ridotte e furono date concessioni a quattro privati che pian piano realizzarono i loro stabilimenti. Nel frattempo però il WWF pisano si fece avanti e propose ed ottenne una convenzione sulle proprietà comunali che separano il demanio marittimo dal lungomare, nella quale si trova una rigogliosa vegetazione. La parte anteriore delle dune non fu concessa al WWF in quanto bene demaniale sul quale gravavano già le concessioni dei nuovi e vecchi bagni e quella della piccola spiaggia libera che è rimasta.

In più di 15 anni di attività la presenza dell’oasi ha permesso la salvaguardia e la conoscenza dell’ambiente costiero a migliaia di cittadini, studenti e turisti entusiasti.

Purtroppo la vita delle dune e del bosco non è stata mai facile in questi anni e i volontari del WWF sono stati continuamente impegnati a ripulire dune e sentieri dai rifiuti abbandonati da gente poco attenta alla natura che si riversa in massa sulla minuscola spiaggia libera.

Inoltre non sempre la convivenza coi nuovi bagni è stata semplice. Infatti i nuovi arrivati non hanno potuto realizzare i parcheggi, di cui già godevano invece i primi arrivati, e l’accesso ai loro bagni era previsto inizialmente solo ai pedoni, salvo i mezzi di servizio che dovevano comunque utilizzare solo gli stradelli di proprietà comunale già esistenti o fare accordi coi bagni che già erano presenti (come fu il caso iniziale dell’Hoasy con il bagno delle forze armate Usa e come fu l’accordo fra Maestrale e La Perla, che dura ancora).

In seguito, mentre alcuni gestori, come il Maestrale e il Cosmopolitan, si sono organizzati rispettando più o meno i vincoli, i bagni Mistral e Hoasy hanno scelto la strada di rosicchiare a poco a poco spazi nella macchia e nelle dune per metterci più auto possibile, il tutto senza alcuna autorizzazione (del resto non era certo possibile ottenerla all’interno di un Parco naturale Regionale).

In particolare il bagno Hoasy ottenne nel 2002 il permesso per uno stradello nuovo di zecca, in seguito alla Conferenza dei servizi alla quale aveva partecipato anche il WWF in qualità di gestore dell’area, proprio per venire incontro alle esigenze dello stabilimento balneare e trovare una soluzione di compromesso. Secondo le prescrizioni dettate dal Parco e da Comune tale accesso avrebbe dovuto essere esclusivamente pedonale, e non prevedeva alcun parcheggio, in conformità con il Piano di gestione del Parco.

L’allargamento della strada e tutti i parcheggi presenti sono pertanto da considerarsi abusivi, come più volte denunciato degli ambientalisti, i quali sono stati in questi lunghi anni più volte minacciati, e in un caso aggrediti, dai gestori del bagno (come risulta dai verbali del pronto soccorso e dalla sentenza del processo in cui i titolari del bagno Hoasy sono stati condannati al risarcimento delle ferite e contusioni procurate).

Siamo dunque soddisfatti che per una volta si sia arrivati a un\’ordinanza di ripristino ambientale e siamo certi che la sua attuazione non influirà minimamente nel reddito futuro dello stabilimento, come è dimostrato dal fatto che i bagni che hanno rispettato le regole non giacciono certo sul lastrico.

Il bagno Hoasy potrebbe avere qualche danno solo facendosi una cattiva fama di imprenditore poco rispettoso dell’ambiente e della legalità, visto che la sensibilità dei cittadini su questo punto è in lenta ma costante crescita.

Associazione WWF Pisa

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Pubblicato il: 28 febbraio 2014

Argomenti: Ambiente, Lungomare

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