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“Troppi kebab”, ed è polemica fra Confcommercio e Comune

kebab

Basta kebab. Sono troppi, fanno odore, non rispecchiano i costumi alimentari locali. È una polemica già vista e sentita, che si riaccende in questi giorni anche a Pisa per bocca di Confcommercio.

Non piace a Federica Grassini, presidente di Confcommercio Pisa, l’apertura di nuovi ristori di kebab. E chiede al Comune di intervenire con regolamenti specifici: “Crediamo che l’amministrazione comunale, al di la dei limiti imposti dalla normativa vigente sulla libera concorrenza, potrebbe intervenire con atti di programmazione specifici in materia di disciplina del commercio, proprio per tutelare l’identità del nostro centro storico. Sono anni che ci battiamo su questo tema, ci sono esempi di città che hanno assunto provvedimenti simili, a Pisa questo non è mai stato fatto”.

Chi vede nell’apertura di questa tipologia di locali  un “segnale di decadimento dell’identità del centro storico” è Alessandro Trolese, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori, che commenta. “Mentre i negozi e i pubblici esercizi tradizionali chiudono uno dopo l’altro, proliferano una serie di attività che con la nostra tradizione non c’entrano nulla”.

Il Comune, tirato in causa, ricorda che la normativa vigente in Italia e nel resto d’Europa, prevede un’autodichiarazione dell’imprenditore agli uffici comunali, in cui siano specificate le informazioni sulla destinazione d’uso (commerciale o artigianale) del fondo e il rispetto della normativa in materia d’igiene e di qualifiche professionali previste. Una norma che vale tanto per le pizzerie quanto come per i kebab.

“Se non vengono riscontrate irregolarità – spiega in una nota l’amministrazione comunale – il Comune non può in alcun modo opporsi all’apertura di qualunque attività di somministrazione di alimenti e bevande: il percorso avviato con le liberalizzazioni del 2006 e ulteriormente rafforzate a livello europeo dalla direttiva Bolkenstein e sul piano nazionale dal cosiddetto ‘decreto del fare’ del governo Monti, non consente ai Comuni di fissare limiti numerici o qualitativi in base ai quali determinare quanti e quali bar e ristoranti possono essere aperti sul territorio”.

A replicare alle accuse sul degrado del centro storico è l’Assessore al Commercio David Gay: “Stiamo cercando di riqualificare il centro storico attraverso piani del colore e dell’arredo urbano, incentivando la fruizione dei servizi attraverso pedonalizzazioni e la creazione di spazi favorevoli al commercio, ma non potremo mai discriminare in base alla nazionalità di chi apre l’attività”.

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Pubblicato il: 20 febbraio 2014

Argomenti: Economia-Lavoro, Pisa

Visto da: 1389 persone

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4 risposte a: “Troppi kebab”, ed è polemica fra Confcommercio e Comune

  1. avatar Vincenzo scrive:

    noi italiani abbiamo invaso il pianeta di ristoranti e pizzerie, e adesso ci arrabbiamo se qualcuno arriva a casa nostra con la sua cucina, bah

    e poi, hanno completamente liberalizzato le licenze, nessuna autorità pubblica può pianificare e dosare il tipo di esercizi che si sviluppano in quartiere (cosa che di per sé non mi garba tanto)… e poi si lamentano se il cosiddetto mercato fa il suo corso, ribah

    • avatar enzo scrive:

      Ma come fai a fare certi paragoni? Paragonare la cucina italiana mediterranea al kebab è come paragonare una Ferrari ad una Fiat panda.

  2. avatar Napocesco scrive:

    Se molte “aziende” commerciali chiudono o si spostano, bisognerebbe chiedersi se forse non pagano troppo per l’affitto dei locali. Locali che poi vengono presi in affitto da “extracomunitari” (non solo per esercizi di somministrazione/artiginani, come i kebab, ma anche per piccole attività commerciali, vedi piccoli negozi di vicinato) che, evidentemente qualcuno glieli affitta o vendono. Perchè non fare un accordo tra confcommercio e proprietari immobiliari?

  3. avatar Andrea scrive:

    Non si può vietare di aprire kebab o nuovi minimarket aperti fino alle 4 di notte, ma si può intensificare i controlli per far rispettare la normativa vigente. Mi domando se è sempre valida l’ordinanza che vieta la vendita di bevande in bottiglia dopo le 22, se i venditori di birre e superalcolici in piazza Cavalieri sono regolari, se vengono effettuate verifiche amministrative/fiscali per verificare la regolarità contributiva e l’utilizzo di lavoratori senza regolare contratto …. Troppe domande senza risposta!!!
    All’amministrazione vorrei ricordare che il degrado del centro storico non si combatte solamente cambiando i colori dei palazzi, istallando cestini per la raccolta differenziata o uniformando i color i delle tende; incominciamo a fare un vero controllo del territorio e riportare un po’ di legalità nella nostra città….consiglierei a tutti i nostri amministratori di farsi una bella passeggiate per Piazza delle Vettovaglie dopo le 20, magari senza farsi annunciare prima .

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