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Volontari a guardia dei beni culturali, il dibattito si è acceso

restauro

Si è accesa l’attenzione, e il dibattito, intorno all’idea di istituire un gruppo di volontari a guardia dei beni culturali. Un’idea che si è concretizzata nell’accordo firmato in Prefettura lo scorso 4 febbraio e che affida agli Amici dei Musei di Pisa il monitoraggio dello stato di salute dei beni storico-artistici di Pisa, con la creazione di una squadra specializzata di volontari per il pronto intervento.

Da prima il dibattito si è animato su Twitter dove, se da un lato si dice che il ricorso al mondo del volontariato non è sempre e comunque un male, si evidenzia anche la necessità in questo ambito di professionalità formate e competenti, di una politica culturale che metta in campo risorse per un’azione consapevole e di sistema. Di un pubblico insomma che non risponda solo nel momento dell’emergenza. Accanto a politiche che non svalutino i professionisti, il supporto dei volontari può diventare una risorsa, in caso contrario, rischia di diventare, “rovinosa”: alla base la comprensione di cosa sia la tutela e di come la si persegue.

Forse anche sulla scia del bando del Mibact per selezionare 500 giovani laureati ai fini di un tirocinio dedicato alla catalogazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano (12 mesi e 600 ore per 5.000 euro lordi) che ha fatto storcere non pochi nasi, l’accordo siglato a Pisa è stato ripreso anche da Il Fatto Quotidiano, con un articolo di Manlio Lilli.

Considerata l’emergenza continua osserva Lilli “nella quale si trovano tanti Monumenti, le modalità con le quali a Pisa si è scelto di cercare una soluzione, non dovrebbe stupire. Risultando quasi consequenziale. Di più, dovrebbe essere salutato con soddisfazione. Perché potrebbe costituire una soluzione felice ad una somma di criticità in molti casi sclerotizzate. Ma la questione a ben guardare è molto più complessa”.

Perché se è vero che la salvaguardia del patrimonio storico artistico è una priorità la domanda che si pone è: “Si è davvero certi che i volontari, seppur specializzati, avranno le competenze per provvedere alla cura dei Monumenti? ‘Pronto intervento’ e, soprattutto, ‘manutenzione’ non sono pratiche da esercitare senza possedere solide basi teoriche”. Certo il volontariato può essere una risorsa alla quale ricorrere, ma in fondo professionisti specializzati fornirebbero molte più garanzie. Il paradosso, conclude Manilio Lillio, è che si decide di impiegare volontari escludendo coloro che possiedono le competenze. Una scelta in cui pesa certo la mancanza – strutturale ormai ma non incolpevole – di risorse. Ma “tutto ha origine nella scarsa considerazione nei confronti del nostro Patrimonio. Anche da parte di chi ne è parte integrante. Continua l’idea che in fondo ad occuparsene possano essere un po’ Tutti. Perdura la convinzione che Archeologia ed Arte siano sempre e soltanto un divertissement“.

Piace invece all’iniziativa al Presidente Enrico Rossi, che con un post su Facebook così commenta:

Ma dubbi sulla bozza di accordo firmato a Pisa si sollevano anche in città.
“È singolare – commenta Una città in comune –  non trattandosi di far fronte a un’alluvione o a un terremoto, ma a una situazione generata dalla drammatica diminuzione delle risorse destinate al ‘patrimonio monumentale e artistico della Provincia’, che l’Amministrazione comunale necessiti del dinamismo del Prefetto per trovare delle soluzioni. È altrettanto singolare – ed è la prima volta che accade in circostanze simili delegare a un’associazione privata l’istituzione di un corpo di volontari per monitorare lo stato del degrado e a intervenire laddove sia necessario”.

L’Associazione culturale Artiglio vede nel documento “un precedente preoccupante e assai grave a livello nazionale: l’ennesimo segnale di un paese in cui le istituzioni hanno ormai abdicato alle proprie funzioni”. Ma che si chiede anche come è stata individuata questa associazione, ovvero gli Amici dei Musei, e “sulla base di quali criteri?”.
Ma il problema di fondo resta sempre lo stesso: competenze esistenti rimpiazzate  da volontari che per quanto armati delle migliori intenzioni non possono certo sostituire  anni di studio e di esperienza.  “Non ci si preoccupa nemmeno – commentano – di preparare i volontari nel settore della storia dell’arte e della tutela”.

E neppure di considerare che quella del  “a costo zero” non può essere sempre la strada da perseguire.

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