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Piano Strutturale d’Area. I due “partiti” a confronto

piano strutturale

C’è chi vuole il “comune unico”, chi invece preferisce “un territorio e 6 comuni”. Ieri a Pappiana si è discusso del Piano Strutturale e dei suoi tanti punti di domanda

Piano strutturale d’area, area vasta, coordinamento fra i comuni per una pianificazione che difenda il territorio e le singole peculiarità.
Sono questi i temi al centro del dibattito che ieri si è tenuto a Pappiana in occasione degli incontri pre-elettorali organizzati dal comitato per Franco Marchetti sindaco di San Giuliano.

Titolo del incontro appunto Area pisana – un territorio comune per vivere insieme, in cui si è cercato di far ripartire la discussione- in particolare in quei comuni che temono una supremazia di Pisa nel processo di pianificazione comune – dopo gli slogan elettorali delle passate amministrative sul Comune Unico e sulla città di 200 mila abitanti.

Una discussione che si è aperta con una nota polemica: assenti infatti sebbene invitati a partecipare l’assessora al sociale di Pisa e presidente della Società della Salute Sandra Capuzzi e il sindaco di Vecchiano Giancarlo Lunardi. Che, spiega Carlo Scaramuzzino introducendo il dibattito, hanno declinato l’invito leggendo nell’iniziativa la volontà di criticare il sindaco uscente di San Giuliano, Paolo Panattoni.

A non rifiutare invece l’invito Giuseppe Sardu, Coordinatore Ufficio del Piano Strutturale, che ha fatto il punto sullo stato dei lavori e sugli obbiettivi temporali.

Lo stato delle cose
Realizzati il piano sul trasporto pubblico locale e il regolamento edilizio. Anche se su questo, ha sottolineato Sardu “non siamo ancora giunti alla fine vera e propria del processo: resta infatti da presentarsi nei 6 consigli dei Comuni che hanno aderito al Piano strutturale di area vasta – Pisa, Calci, Cascina, San Giuliano, Vecchiano, Vicopisano – e proporre un piano per il monitoraggio del territorio.

Piano di lavoro
La bozza del piano è prevista da Sardu per l’estate del 2014, mentre per la fine dell’anno dovrebbe essere conclusa la progettazione di tutto il piano. Una scadenza importante da rispettare, sottolinea Giuseppe Sardu, in vista della nuova programmazione europea dei fondi strutturali, che saranno veicolati dalla regioni, e al cui centro ci sarà l’attenzione alla città. A fare la parte del leone saranno le città metropolitane – una definizione per cui l’area vasta pisana non ha i numeri, con i suoi 200 mila abitanti, come ricorda Scaramuzzino “un solo municipio di Roma”.
Ma anche le “città speciali” saranno oggetto di una particolare attenzione. Ed è di questa categoria che i 6 comuni potrebbero giovarsi. Ma per farlo, dice Sardu, “è necessario un piano strutturale che identifichi quest’area in questo modo”.

“Del resto – prosegue Sardu – la nuova legge regionale urbanistica (al momento approvata dalla Giunta e in discussione in commissione, ndr) prevede una pianificazione intercomunale, con la creazione di una convenzione fra i comuni e un ufficio di piano condiviso”. Una direzione in cui già “l’area pisana si è mossa, prevedendo a mio parere un meccanismo migliore per quanto riguarda l’adesione dei comuni. Secondo la legge infatti se un comune della convenzione si tira indietro a processo concluso il piano salta per tutti. Noi abbiamo previsto un meccanismo di adesione volontaria, in cui l’ingresso e l’uscita possono avvenire in ogni momento del percorso senza per questo ‘danneggiare’ gli altri comuni”.

Se l’idea di una progettazione comune di un territorio sembra necessaria a tutti di fronte a confini che non sono più nettamente definiti,a un pendolarismo lavorativo che ci porta a vivere in un comune e lavorare o studiare in un altro, non da tutte le parti c’è concordanza sulla direzione in cui lo sviluppo del territorio debba andare.

A fronteggiarsi – per semplificare – sono due ‘partiti’: quello del Comune unico, espresso in campagna elettorale da Filippeschi, e quello del “1 territorio-6 comuni” espresso a suo tempo dal sindaco di Calci Possenti, che ieri sera a Pappiana sembrava predominante. Dove l’obbiettivo verso cui tendere è la difesa dell’integrità fisica del territorio e dell’integrità culturale dei luoghi. Dove la messa in sesto idrogeologica – per fare un esempio legato alle piogge di questi giorni – deve essere prioritaria “In una regione che ha dovuto stanziare 1 miliardo di euro in 2 anni per i danni al territorio”, come sottolinea Scaramuzzino.

Le questioni da affrontare sono molte, e resta da vedere se un punto di incontro sarà trovato su questioni come le grandi infrastrutture, come la Tangenziale est. Per Scaramuzzino infatti diventa necessario rivederne la programmazione di fronte alla crisi economica e alla mancanza di risorse. Per Sardu resta invece fondamentale la loro previsione, il loro disegno all’interno del Piano e l’individuazione di dove, al momento opportuno, le risorse economiche potrebbero trovarsi.

La strada da fare, i punti da definire sono tutt’altro che pochi: c’è chi chiede un ripensamento dei grandi servizi che devono iniziare ad essere rivolti soprattutto al territorio, e chi reputa necessario l’inserimento nel Piano strutturale di una programmazione dello sviluppo edilizio dell’Università.

A chiudere l’incontro Franco Marchetti: “Si deve partire dai bisogni del territorio, dall’attenzione alle persone e al loro habitat, da cui dipende molto la qualità della vita”. Per farlo il presidio del territorio non è ininfluente dato che “diversi sono i bisogni di chi abitata quotidianamente un comune e di chi invece lo lascia la mattina e vi rientra la sera”.

L’obbiettivo, come dicevamo, è chiudere la progettazione alla fine dell’anno. Fin’ora certo il percorso non è stato senza ostacoli e non tutti i consigli comunali hanno ancora dato il loro via libera. Senza contare il rischio che con le prossime elezioni amministrative cambi di maggioranza e di composizione dei consigli possano rimescolare le carte in tavola.

Il piano strutturale d’area, l’Ikea e il Colorifico

Ieri a Pappiana è intervenuta anche Teresa Arrighetti dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. L’architetto ha espresso non pochi dubbi sulla futura redazione del Piano strutturale d’area. Questo perché, da addetta ai lavori, legge negativamente la strada seguita: prima deve venire lo studio e il disegno, poi l’incontro con il territorio, “dove sono gli architetti?”, ha chiesto. Il dubbio è che questo piano “sia solo un cappello sotto cui ognuno continuerà a fare quello che vuole”. Il piano comune però serve. A dimostrarlo due ‘espisodi’ al centro della discussione nel nostro territorio: l’insediamento di Ikea e l’Ex Colorificio.
L’Ex Colorificio – L’area, che l’architetto Teresa Arrighetti ha studiato per motivi professionali “non è adatta all’edificazione. Qui la forza di 6 comuni insieme, uniti da una volontà di progettazione comune, avrebbe potuto portare a una perequazione urbanistica: “Le amministrazioni avrebbero potuto affermare con più forza – la forza di 6 comuni e non di uno solo – che lì non è possibile costruire, e proporre ai proprietari un’altra area idonea”.
Ikea – “Vecchiano è stato lasciato solo. Eppure l’insediamento del colosso svedese non è certo qualcosa che riguarda solo un comune, ma che invece ha rilevanza per l’intera costra. Si è creata una competizione impropria, al posto di una progettazione e programmazione comune. Che del resto è stata assente anche per l’area dei Navicelli”.

Foto di Certo Xornal

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