MENU

Leone Ginzburg. 70 anni fa ucciso dai fascisti

foto patrialetteratura

Oggi ricorre il 70 aniversario dell’uccisione di Leone Ginzburg (Odessa 1909 – Roma 1944).
PaginaQ vi propone il ricordo di Wu Ming che di lui oggi parlano sulle pagine di Giap, che ripropone il testo che scritto nel novembre scorso per gli ottant’anni della casa editrice Einaudi.

«Questa mia traduzione è nata nelle circostanze seguenti».

Il primo nome che ci è venuto in mente quando dalla casa editrice ci hanno chiesto un pugno di righe – un ricordo, uno spunto, qualcosa – sull’ottantennale della fondazione dell’Einaudi, è quello di Leone Ginzburg. A seguire, quello di Proust. Perché?
Perché nel giro di ventiquattr’ore si celebrano il centenario della pubblicazione di Du côté de chez Swann (14 novembre 1913) e l’ottantennale dell’Einaudi (il giorno dopo).
E perché c’è un collegamento forte tra Leone Ginzburg, la sua persecuzione da parte dei nazifascisti, la tragica fine a Regina Coeli… e la Recherche.

La traduzione «classica» del primo tomo della Recherche, quella che l’Einaudi continua a pubblicare (oggi nella Biblioteca ET) è di Natalia Ginzburg. Gran parte del lavoro fu svolto nel 1940 a Pizzoli, in Abruzzo, dove Natalia era al confino con il marito Leone. I volumi della Recherche, in un’edizione di gran lusso, li avevano ricevuti come regalo di nozze. Dopo l’Armistizio – del quale è appena ricorso il settantennale, quanti anniversari con la cifra tonda! – i Ginzburg lasciarono il confino, ma i fogli della traduzione rimasero a Pizzoli. Leone andò a Roma, incontro alla Resistenza e alla morte. Della quale è prossimo il settantennale.

Scrive Natalia:

«Per molto tempo, non pensai più a quei fogli protocollo. Se a tratti m’avveniva di ricordarli, ricordavo soprattutto il tempo felice trascorso. Leone era morto e la quiete di quei pomeriggi che passavo a tradurre apparteneva a un’età perduta».

Ma i fogli si erano salvati. Natalia poté recuperarli a guerra finita, e terminare la traduzione.

Quanto c’è di quell’età perduta nel lavorio di Natalia sul francese e sull’italiano? Quanto della quiete al confino, e poi della guerra, della morte, della perdita? Quali parole fanno da «spia» dell’esperienza vissuta?
Quanto c’è di Leone nella traduzione di Natalia?

Natalia scrive:

«Leone mi aveva detto che dovevo cercare tutte le parole sul vocabolario, anche quelle di cui sapevo il significato. Era sempre possibile trovare un termine più preciso e migliore. Questa frase la presi alla lettera e cercavo proprio ogni parola: anche maison».

Lezione più significativa e politica di quel che sembra. Il fascismo, con la sua retorica tronfia e tonitruante, delle parole e dei significati aveva fatto strame. E oggi non siamo messi molto meglio. Imperano «neolingue» eufemistiche, la cui unica funzione è ottundere. La lezione di Leone è più utile che mai.
Se, pensando alla fondazione dell’Einaudi, il primo ad apparirci è stato lui, vorrà pur dire qualcosa.
Leone Ginzburg, perseguitato e ucciso dai fascisti.
Fascisti. Fascismo. Eccole, due parole da cercare. Proprio perché tutti credono di conoscerne il significato.

Storie dell’Einaudi, storie nel catalogo Einaudi. Un catalogo dove Proust, morto prima della Marcia su Roma, ha voce d’antifascista.
Del resto, lo scrisse un allora fascistissimo Bargellini su un numero del Frontespizio nel 1936:

«Chi ama Proust non può amare la serenità e la virilità italiana».

Dove «italiana», come ancora oggi spesso accade, sta in realtà per «fascista».
Italia. Italiano. Ecco altre due parole da cercare. Proprio perché tutti credono di conoscerne il significato.

Il testo, che riportiamo integralmente,  lo trovate su Giap, licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Unported
Foto tratta da patrialetteratura

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 6 febbraio 2014

Argomenti: Cultura, Mondo

Visto da: 802 persone

Post relativi

2 risposte a: Leone Ginzburg. 70 anni fa ucciso dai fascisti

  1. avatar Zairapompeo scrive:

    “………..Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso,
    ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto.
    Ma era l’ultima volta.Era il viso consueto,
    solo un poco più stanco.E il vestito era quello di sempre.
    E le scarpe erano quelle di sempre.E le mani eran quelle
    che spezzavano il pane e versavano il vino:……..”

    Natalia Ginzburg

  2. avatar Pompeo scrive:

    Leone Ginzburg grande lezione di vita
    I quaqquaraqua di oggi non gli affibbiano neanche le scarpe

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.