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Pisa. Nuove scoperte sull’ipnosi

da wikimedia

Le ricerche condotte da Erica Santarcangeli e Silvano Presciuttini segnano una svolta nelle ricerche sull’ipnosi che aprono nuove prospettive teoriche e cliniche

Svolta nelle ricerche sull’ipnosi grazie al lavoro condotto da Enrica Santarcangelo e Silvano Presciuttini, del dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Università di Pisa, in collaborazione con ricercatori dell’Azienda Ospedaliera Pisana.

Le ricerche da loro condotte smentiscono la teoria fino ad oggi comunemente accettata per cui la risposta alle suggestioni che caratterizza il comportamento ipnotico è legata a particolari capacità di attenzione che dipenderebbero da una variazione genetica che rende meno efficace la degradazione della dopamina cerebrale.

“Rispetto a studi precedenti condotti su piccoli campioni – affermano Santarcangelo e Presciuttini – in un campione di 100 soggetti non abbiamo osservato una correlazione tra alta capacità di risposta alle suggestioni e presenza della variazione genetica considerata precedentemente responsabile dell’ipnotizzabilità”.

Il gruppo di ricerca di Pisa si occupa da molti anni delle differenze fisiologiche tra soggetti di alta e bassa ipnotizzabilità nella normale condizione di veglia. Mentre di consueto le ricerche sull’ipnosi si concentrano su ciò che accade nei soggetti dopo l’induzione dello stato ipnotico,
“per noi – spiegano Santarcangelo e Presciuttini  – è importante capire se i soggetti di alta e bassa ipnotizzabilità si differenziano anche in funzioni e comportamenti della vita quotidiana. I nostri studi hanno dimostrato che la suscettibilità all’ipnosi è associata a una serie di differenze osservabili anche nello stato ordinario di coscienza e, in alcuni casi, in assenza di suggestioni. Le differenze riguardano l’elaborazione di informazioni sensoriali, l’efficacia dell’immaginazione, il controllo della postura, dell’andatura e dell’attività cardiaca, le risposte vascolari allo stress e al dolore e perfino lo stile della comunicazione scritta”.

I risultati di questa ricerca, pubblicati sulla rivista “Frontiers in Human Neuroscience“, possono avere ricadute cliniche di non poca importanza. Conoscere il grado di reazione all’ipnosi di un paziente, e quindi alcune sue caratteristiche fisiologiche può consentire di mettere a punto terapie neuroriabilitative personalizzate, di controllare il dolore con la sola attività cognitiva e di affinare la prognosi cardiovascolare.

“È un campo di ricerca molto fecondo – conclude Enrica Santarcangelo – Sarebbe bello riuscire a fare di Pisa l’Ateneo che promuove ricerca multidisciplinare sull’ipnotizzabilità, perché siamo gli unici ricercatori nel mondo coinvolti nello studio sistematico di questo argomento. Purtroppo la scarsità di risorse pubbliche ci penalizza moltissimo. D’altra parte quale colosso farmaceutico finanzierebbe una ricerca che può individuare terapie efficaci che non richiedono l’uso di farmaci?”.

 

In copertina: Richard Bergh Hypnotic séance, 1887, da wikimedia

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Pubblicato il: 29 gennaio 2014

Argomenti: Cultura-Tech, Pisa, Scuola-Università

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